Si sente spesso dire che sia giunto il momento di riabilitare il burro. Un recente studio pubblicato su JAMA Internal Medicine richiama, però, alla dovuta prudenza. In questa ricerca, in cui più di 126 mila persone sono state seguite per circa 30 anni, i ricercatori della Harvard T.H. Chan School of Public+ Health di Boston hanno osservato che sostituendo il 5% delle calorie da grassi saturi (come per esempio quelli di burro, lardo, oli di cocco e palma e carni rosse ) con grassi insaturi (come quelli di olio d’oliva e di semi e della frutta secca a guscio), il rischio di mortalità si riduceva del 22%. Grassi «buoni» che proteggono: Da un’analisi più dettagliata, è emerso che i più elevati consumi di grassi insaturi, sia monoinsaturi sia polinsaturi, si associavano a minor rischio di mortalità per malattie neurodegenerative e respiratorie e, in particolare, che i polinsaturi della serie omega 3 e soprattutto l’acido alfa linolenico (noci, semi di lino e vegetali a fogli...