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Visualizzazione dei post da giugno, 2012

Il gomito del tennista o epicondilite

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Il gomito del tennista o più correttamente, l'epicondilite omerale è un'infiammazione dei tendini estensori delle dita e del polso che si inseriscono a livello dell'epicondilo, una sporgenza ossea del gomito. Se tale infiammazione viene trascurata il dolore può aumentare e cronicizzarsi. Le cause: L'epicondilite è in genere conseguenza di movimenti ripetitivi legati a particolari attività lavorative o sportive. Nelle attività sportive è a rischio soprattutto chi pratica il tennis, ma anche la scherma e altri sport che comportano lanci ripetuti. Nelle attività lavorative sono a rischio soprattutto carpentieri, muratori e chi lavora con macchine vibranti. I sintomi tipici del gomito del tennista sono i seguenti: -Dolore vivo sulla faccia esterna del gomito che in alcuni casi, si irradia fino all'avambraccio e al polso. Spesso il dolore è maggiore la sera, alla fine della giornata lavorativa. -Difficoltà (a causa del dolore) nell'uso della mano per fare

A tavola fate il pieno di magnesio per proteggere il cuore

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Non è una delle "star" dell'alimentazione, come il calcio, eppure il magnesio (presente in quasi tutti gli alimenti, oltre che nell'acqua, seppure in quantità molto diverse) è un nutriente attualmente molto studiato per il potenziale ruolo protettivo nei confronti delle patologie cardiovascolari e del diabete. Un gruppo di ricercatori dell'Università di Osaka, in Giappone, ha recentemente pubblicato, su Atherosclerosis , un lavoro condotto esaminando i consumi alimentari di 58 mila adulti (età dai 40 ai 79 anni) seguiti per 15 anni. Mettendo a confronto le donne con i consumi di magnesio più elevati (274 mg al giorno) con quelle con i consumi più bassi (174 mg), i ricercatori hanno osservato che nelle prime il rischio di mortalità cardiovascolare era più basso del 36%. Negli uomini, invece, un elevato consumo di magnesio, è risultato inversamente associato solo con il rischio di emorragia cerebrale. "il magnesio - commenta Domenico Sommariva, vicepresident

L'importanza dell'attività fisica

Esistono prove scientifiche sul fatto che una buona forma fisica sia in grado di ridurre la probabilità di ammalarsi e di morire per almeno sei malattie e condizioni croniche: le patologie coronariche (angina pectoris, infarto del miocardio), ipertensione arteriosa, l'obesità, il diabete, l'osteoporosi e i disturbi mentali. La cardiopatica ischemica Gli studi scientifici dimostrano un'associazione importante fra l'attività fisica e la riduzione dei casi di cardiopatia ischemica, cioè di quella condizione che predispone all'infarto. In una revisione delle ricerche condotte sulla prevenzione di questa patologia, è stato calcolato che le persone sedentarie hanno un rischio relativo di morte dovuto alla cardiopatia ischemica doppio rispetto a quelle che svolgono invece attività fisica. In una ricerca su soggetti di sesso maschile, l'inizio di un'attività sportiva moderatamente vigorosa ha ridotto il rischio di morte per cardiopatia ischemica del 40 per c

Paul Bryant

"Nel Business come nella vita ciò che conta non è la volontà di vincere. Quella ce l'hanno tutti. Ciò che conta è la volontà di prepararsi a vincere!!". Paul Bryant  allenatore di Football Americano

Per l'attività fisica meglio un frutto di uno "sport drink"

Se la frutta è un alimento importante per tutti, lo è ancora di più per gli sportivi. Lo confermano due recenti studi americani. Nel primo (pubblicato da Applied Physiology, Nutrition, and Metabolism ) ricercatori dell'Appalachian State University hanno studiato gli effetti dei mirtilli, noti per le loro proprietà antiossidanti, in un gruppo di sportivi. Confrontando atleti che prima di una corsa di due ore e mezzo avevano consumato mirtilli (150 grammi al giorno per sei settimane, più altri 375 grammi un'ora prima della prestazione), con altri che non li avevano mangiati, i ricercatori hanno visto che nei primi erano più favorevoli alcuni parametri associati alle difese immunitarie, oltre che allo stress ossidativo e all'infiammazione, effetti secondari dell'attività fisica impegnativa. In un altro studio, condotto nella stessa università, pubblicato da PLoS ONE , si è voluto verificare se la banana potesse rappresentare durante esercizi prolungati, una fonte energeti

Cos'è la NUTRIGENETICA 2°parte

Una "lettera" genetica (A, T, C, G) può essere cambiata da un'altra "lettera" e cambiare quindi il significato del codice genetico, così come il cambiamento di una lettera in una parola può cambiare completamente il significato della parola stessa: per esempio da " R "oma a " T "oma. Quando la variazione avviene solo in una "lettera" genetica, come nel caso " R "oma per " T "oma, si parla di "Polimorfismo del Singolo Nucleotide" (Abbreviato in Inglese " SNP ", pronunciato "snip"). Altre variazioni consistono nell' Inserzione di un segmento di DNA o nella sua Delezione (perdita) dal gene.  Le variazioni possono presentarsi su una o ambo le copie di geni. In molti casi le "varianti" possono aumentare il rischio per alcune condizioni di salute, mentre in altri casi le "varianti" possono ridurlo. Ad esempio, la presenza della variante "TBsm1C" n

Come idratarsi correttamente

La somministrazione di liquidi deve iniziare già prima dell'esercizio per garantire uno stato di idratazione ottimale nel momento dello sforzo. E' sconsigliato assumere grandi quantitativi di acqua nell'ora precedente lo sforzo perché può stimolare la diuresi e la conseguente eliminazione di liquidi. Per lo stesso motivo è sconsigliato assumere alcolici o caffeina. Durante l'esercizio la quantità di liquidi assunti dovrà tenere conto delle caratteristiche ambientali nelle quali si pratica il lavoro (temperatura, umidità, ventilazione), del tipo di lavoro muscolare (pesante, leggero, di velocità o resistenza) e dell'abbigliamento. L'apporto ottimale in circostanze normali è di circa 125 cc ogni 15 minuti. La bevanda ideale deve avere un sapore gradevole, deve essere facilmente assorbibile ma senza causare problemi gastrointestinali e deve aiutare per quanto possibile a ottimizzare la performance. Per essere rapidamente assorbita l'acqua deve essere fresca (c

Omega 3

Le prime ricerche sull'azione benefica di alcuni acidi grassi polinsaturi sono state condotte agli inizi degli anni '70, quando si notò che la popolazione eschimese presentava una scarsa incidenza di malattie cardiovascolari rispetto alla media dei paesi occidentali. La spiegazione di questo fenomeno risiede principalmente nei fattori alimentari: gli eschimesi si nutrono quasi esclusivamente di pesce, i cui grassi, sappiamo oggi, sono ricchi di acidi grassi polinsaturi della serie Omega 3. Ora esistono più di 10.000 pubblicazioni scientifiche che confermano l'utilità degli Omega 3. Dietologi e nutrizionisti suggeriscono infatti di integrare la nostra alimentazione con almeno 1 grammo di Omega 3 contenuto nell'olio estratto dal pesce azzurro. Gli acidi grassi hanno una duplice funzione nell'organismo: rappresentano una fonte energetica di riserva ed entrano a far parte delle membrane cellulari di tutti i tessuti del corpo, garantendone il buon funzionamento. Gli

Cos'è la NUTRIGENETICA?

Pochi giorni fa ho avuto i risultati del mio test genetico. E' stato sufficiente un tampone salivare per indagare 20 geni che sono correlati con alcuni aspetti della salute. E' un approccio fortemente innovativo che riguarda il benessere e la performance. Ora conosco quali sono le aree di intervento nutrizionale che meglio si addicono alle mie caratteristiche genetiche, a ciò che devo limitare nella dieta e a ciò che è consigliabile integrare. Di seguito spiegherò che cos'è la Nutrigenetica e lo farò a tappe poiché l'argomento è piuttosto ostico ma non meno interessante. La Nutrigenetica si occupa di studiare la risposta delle variazioni genetiche individuali alla dieta alimentare e a diversi fattori nutrizionali. I test Nutrigenetici ci permettono di definire cosa fare per raggiungere ed esprimere il nostro potenziale ottimale di salute e benessere. Un gene è un segmento di DNA , la molecola che contiene le istruzioni per come, quando e dove il tuo corpo produc

Correre ha salvato la vita ai nostri antenati. Per questo è diventato "un piacere"

Siamo nati per correre. Lo dice una ricerca apparsa sul Journal of Experimental Biology secondo cui la corsa è stata una molla evolutiva potente. I nostri progenitori correvano per procacciarsi il pasto o scappare dai predatori, ma si tratta di un'attività ad alto rischio dal punto di vista evolutivo: basta rompersi una gamba per essere esclusi dalla selezione naturale e non passare i propri geni alla generazione successiva. Allora, perché l'uomo non ha messo a punto altre strategie di sopravvivenza? Secondo David Raichlen, antropologo dell'università dell'Arizona, la selezione naturale ha agito su qualche meccanismo insito nell'uomo che ci incoraggia a muoverci, nello specifico il sistema degli endocannabinoidi. "La corsa provoca un aumento della produzione di queste sostanze, che sono considerate responsabili dell'euforia che si prova dopo l'esercizio fisico. Ci siamo chiesti se l'uomo abbia continuato a correre non perché dovesse farlo, ma perch

Mangiare più pesce aiuta a prevenire anche l'Alzheimer

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Un nuovo invito a non far mancare il pesce (fonte di acidi grassi Omega 3) sulla tavola giunge da uno studio appena pubblicato online da Neurology. La ricerca è stata condotta al Columbia University Medical Center di New York su più di 1.200 persone ultrasessantacinquenni non affette da demenza. Dopo aver considerato le quantità di alcuni nutrienti assunti con la dieta nei mesi precedenti l'indagine e i livelli ematici di beta amiloide (proteina considerata un marcatore del rischio di Alzheimer), i ricercatori hanno osservato che i levelli di beta amiloide risultavano tanto più bassi quanto maggiore era stato il consumo di Omega 3 con gli alimenti (pesce, pollo e frutta secca a guscio erano fra le principali fonti). In particolare, il consumo di un grammo di Omega 3 al giorno (come quelli che si trovano in 50 grammi di salmone) era associato con livelli del 20-30% inferiori di beta amiloide nel sangue. Commenta Fiorella Biasi, docente di Patologia generale ala Facoltà di Medicina