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Visualizzazione dei post da giugno, 2014

Come si scopre l'intolleranza al lattosio

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C'è chi ci nasce intollerante al lattosio e chi lo diventa. L'intolleranza al lattosio infatti può essere primaria, e manifestarsi già nell'infanzia, o secondaria e transitoria, e insorgere in seguito, per esempio a infezioni oppure a malattie infiammatorie croniche dell'intestino. Esiste poi una rara forma congenita, con gravi manifestazioni sin dalla prima assunzione di latte da parte del neonato, che persiste tutta la vita. "Il problema nasce dalla mancata o ridotta produzione di lattasi , enzima che scinde il lattosio (zucchero contenuto principalmente nel latte e nei suoi derivati), in galattosio e glucosio - spiega Edoardo Savarino, ricercatore al Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell'Università di Padova-. La peculiarità della lattasi è di essere un enzima inducibile, capace cioè di aumentare in rapporto alla stimolazione del suo substrato, cioè del lattosio. Ciò spiega perché, oltre all'intolleranza

Sindrome Metabolica

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La sindrome metabolica è caratterizzata dalla presenza di alcuni fattori di rischio. Questi, nel loro insieme, danno luogo a una complessa situazione che aumenta le possibilità di problemi cardiovascolari. La probabilità di sviluppare la sindrome metabolica aumenta con l'età, colpendo soprattutto i soggetti sopra i 60-70 anni, anche se non è infrequente nei più giovani, probabilmente a causa della maggiore diffusione dell'obesità infantile. Si può parlare di sindrome metabolica quando la presenza di un giro vita superiore ai 94 cm e a 80 cm nelle donne si accompagna ad almeno altri 2 fattori di rischio metabolici: Livelli di trigliceridi superiori o uguali a 150 mg/dl Colesterolo Hdl (buono) inferiore a 50 mg/dl negli uomini e a 40 mg/dl nelle donne Pressione arteriosa superiore o uguale a 130/85 mmHg Glicemia a digiuno superiore o uguale a 100 mg/dl Sintomi La maggior parte delle persone con sindrome metabolica no presente particolari sintomi Consegue

Carote per tenere lontano il tumore alla prostata

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Nuova conferma dell'effetto preventivo dei carotenoidi nei confronti del carcinoma della prostata. Uno studio dell'Università cinese di Zhejiang, pubblicato sull 'European Journal of Nutrition , ha dimostrato che la regolare assunzione di carote (e sottolineiamo di carote, non di integratori a base di carotenoidi) è inversamente proporzionale al rischio di sviluppare questo tumore. Uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile, che rappresenta circa il 15% di tutti i tumori diagnosticati nell'uomo e l'anno scorso ha colpito in Italia 43 mila persone. Tutti i vari caroteonoidi chiamati in causa negli ultimi anni (alfa e beta-carotene, beta-criptoxantina, luteina e licopene) sono risultati dotati di forti proprietà antiossidanti, che li candidano a prevenire lo sviluppo di neoplasie, ma, come aveva indicato già nel 2010 un grande studio dei Cdc (Center for Disease Control) statunitensi (pubblicato su Jama ), l'alfa-carotene sembra quello con mag