Correre ha salvato la vita ai nostri antenati. Per questo è diventato "un piacere"

Siamo nati per correre. Lo dice una ricerca apparsa sul Journal of Experimental Biology secondo cui la corsa è stata una molla evolutiva potente. I nostri progenitori correvano per procacciarsi il pasto o scappare dai predatori, ma si tratta di un'attività ad alto rischio dal punto di vista evolutivo: basta rompersi una gamba per essere esclusi dalla selezione naturale e non passare i propri geni alla generazione successiva. Allora, perché l'uomo non ha messo a punto altre strategie di sopravvivenza? Secondo David Raichlen, antropologo dell'università dell'Arizona, la selezione naturale ha agito su qualche meccanismo insito nell'uomo che ci incoraggia a muoverci, nello specifico il sistema degli endocannabinoidi. "La corsa provoca un aumento della produzione di queste sostanze, che sono considerate responsabili dell'euforia che si prova dopo l'esercizio fisico. Ci siamo chiesti se l'uomo abbia continuato a correre non perché dovesse farlo, ma perché alle endorfine è di fatto "programmato" perché gli piaccia".
"Nel corso della nostra evoluzione l'attività aerobica è stata selezionata perché viene premiata da un senso di gratificazione - osserva il ricercatore -. Abbiamo insomma la "molla evolutiva" a muoverci, poi però oggi abbiamo forse imparato a ignorarne la spinta: l'imperativo alla corsa è innato, ma indubbiamente molti sembrano non ascoltarlo".
Fare movimento fa bene anche in modi impensati. Una ricerca condotta su topolini da esperimento da studiosi dell'Università di Urbana in Illinois ha da poco dimostrato che muoversi consente di aumentare il numero di nuovi neuroni nell'ippocampo, una zona del cervello fondamentale per l'apprendimento: questo significa, secondo gli autori, che fare esercizio fisico ha effetti positivi sulla nostra capacità di imparare e che i concetti si "fissano" meglio se ad esempio allo studio si associa una regolare attività fisica. C'è di più: una ricerca della California Polytechnic State University ha verificato che dopo aver passato un'ora sul divano la vista del cibo "accende molto le aree cerebrali connesse all'appetito, se invece ci siamo allenati per una pari quantità di tempo i segnali risultano molto affievoliti. In sostanza, dopo l'esercizio il desiderio di cibo tende a ridursi. Todd Hagobian, il coordinatore della ricerca, spiega però che "questo ottimo risultato nei confronti del controllo della fame si ha in realtà solo se ci si allena abbastanza a lungo e se già si è mediamente in forma: un'ulteriore ricerca ha infatti verificato che nei soggetti in sovrappeso la riduzione dell'appetito successiva all'allenamento può essere meno consistente, soprattutto se la sessione di esercizio non è stata molto intensa".



Corriere salute del 2 Giugno 2012

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