Il Talismano della Felicità

Dura a morire la superstizione. Di origine antichissima, ma ancora  molto diffusa e tra persone al di sopra di ogni sospetto. Magari ridotta a piccolo rito quotidiano che dà sicurezza. Perché anche oggi nell'era della tecnologia la vita resta pur sempre un mistero.


Alzarsi con il piede giusto può cambiare il corso di una giornata. Ne erano convinti gli antichi Romani, che se allungavano il piede sinistro anziché il destro se ne restavano a letto: oggi difficilmente ci si fa caso presi come siamo dalla fretta, eppure è stata una superstizione talmente radicata da essere entrata a far parte dei modi di dire. Particolarmente superstiziosi, da sempre, i teatranti. Ciò non significa però che rituali e talismani siano relegati ai secoli passati o al mondo dello spettacolo.

Tutti siamo, in diversa misura un pò superstiziosi, specie in tempi incerti e complessi come questi. "La superstizione e i riti a essa collegata" dice la psicoterapeuta Angela Moretti "sono uno scaccia-ansia, uno strumento di deresponsabilizzazione per poter affrontare la vita seguendo le indicazioni di una guida immaginaria che ci invia i segnali che ci aiutano a individuare cosa fare o non fare per non incappare in situazioni sgradevoli o pericolose. Una sorta di garanzia contro le negatività e la paura dell'ignoto. Se presa come un gioco, rappresenta un codice sociale universalmente condiviso e riconosciuto per aiutarci tutti a contenere e sdrammatizzare le situazioni ansiogene."

Le credenze irrazionali, come il timore che possa accaderci qualcosa di male se un gatto nero ci attraversa la strada possono anche spaventare: la ragione ci dice che è un retaggio medievale di quando si identificavano i gatti con il diavolo, eppure il cuore batte più forte e si resta sul chi vive per qualche minuto...Perché?
"La superstizione permea la vita perché ha a che vedere con la colpa e la punizione", chiarisce lo psichiatra Fausto Manara. La scaramanzia esorcizza la paura di essere sanzionati per qualcosa che si è fatto, perché, "alla base di tutto c'è la religione: la gelosia degli dei, le punizioni divine...Tutto quello che ha a che vedere con i rituali, viene da lì ed è in fin dei conti un esorcismo, un tentativo di bloccare una punizione per una colpa di cui ci si sente responsabili". Insomma, si proietta all'esterno un disagio che parte da dentro: la superstizione esprime il bisogno di controllare tramite rituali, forze che potrebbero schiacciarci. Del resto proprio su questo si basa, anche ai nostri giorni, il ricorso a maghi e fattucchiere: perché trovano un responsabile esterno a un problema interiore. Il fidanzato ti ha lasciato? Colpa del malocchio.
"Superstizione e credi religiosi di origine pagana vanno a braccetto perché dietro c'è il timore nei confronti dei misteri della vita, la paura per la nostra fragilità e per l'impotenza che constatiamo nella gestione degli eventi" sottolinea Monetti. "Tuttavia, mette in guardia Manara, "è difficile non essere superstiziosi: chi non vuole esserlo prova a essere libero e così autodeterminarsi. Ma l'eccesso di razionalismo può diventare una forma più sottile di superstizione".
D'altra parte ci sono anche credenze che, anziché puntare sulla paura, accendono i pensieri positivi: "Sfortunato al gioco, fortunato in amore" o "Sposa bagnata, sposa fortunata" ne sono tipici esempi. Qualcosa è andato male, pazienza, ci sono altre cose che vanno bene e la vita ne è piena. Perché il miglior antidoto alla paura è pur sempre la speranza.




Tratto da Speciale News febbraio 2013




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