Sociometria


Sociometria: Scienza attraverso la quale si misura quantitativamente la struttura emozionale di un gruppo sulla base delle scelte reciproche dei membri che lo compongono.

Il test è utile per conoscere e verificare sperimentalmente tutti quei rapporti esistenti tra i membri
del gruppo, la coesione, la struttura di potere e di comunicazione. Inoltre, per deduzione, è possibile ricavare i valori dominanti, la natura delle motivazioni e la gerarchia informale del gruppo.




Sotto il profilo tecnico-tattico la filosofia di gioco dell’allenatore dovrebbe influenzare il livello di gioco e le conseguenti linee di passaggio. Ma non sempre è così.
Spesso le scelte di passaggio tra i giocatori sono influenzate inconsciamente dai rapporti interpersonali di stima e simpatia o rifiuto e indifferenza.
A parità di scelte il giocatore in possesso di palla sceglierà il passaggio sul compagno che inconsciamente attiva le sue capacità cognitive di percezione e attenzione.
Nel brevissimo tempo nel quale deve decidere a chi passare la palla egli vedrà nel proprio schermo visivo e attentivo il compagno più “stimolante” e incredibilmente non vedrà il compagno che si trova in una posizione migliore ma che non è in grado di attivare i suoi processi cognitivi ed emozionali.
In più il passaggio sul compagno privilegiato risulta  più preciso, più attento ed equilibrato in modo tale da non metterlo in difficoltà nell’arresto e nel proseguo dell’azione.
Viceversa sono convinto che il passaggio sul compagno isolato e/o rifiutato sia meno preciso e meno attento, la capacità di differenziazione è meno raffinata perché nel suo substrato psico-emotivo il compagno è classificato come un elemento rifiutato e/o isolato scatenando emozioni negative.
Il passaggio del pallone tra 2 soggetti si carica quindi di un significato simbolico.
Nel primo caso, il passaggio vuol dire: “ti stimo, e insieme facciamo bella figura, se sbagli l’arresto è anche colpa mia”.
Nel secondo caso, il passaggio vuol dire: “non mi interessa nulla di te, se sbagli è colpa tua o dell’allenatore che ti fa giocare.”


P.L.


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