Gli effetti della reidratazione sul rendimento fisico





Da tempo gli studiosi avevano evidenziato come la reidratazione continua in corso di esercizio fisico effettuato in ambiente caldo migliorasse il livello prestativo, inoltre la durata massima di un esercizio di intensità massimale diminuisce significativamente in caso l'atleta non beva nulla.
L'effetto della reidratazione incide positivamente sulla prestazione, sia nel caso di esercizi prolungati e continui la cui intensità sia superiore al 60% del VO2 max, sia durante esercizio intermittente.
Alcuni Autori mostrano inoltre che la prestazione può essere sensibilmente migliorata nel caso in cui il soggetto assuma una soluzione acquosa addizionata con glucosio.
In particolare la durata della performance può essere aumentata del 45% nel caso di una reidratazione costituita da 400 ml di acqua nella quale siano disciolti 43 grammi di glucosio, 9 grammi di lipidi e 3 grammi di proteine, nei confronti di una reidratazione basata sull'assunzione di acqua pura.
Altri studi infine mostrano come una iperidratazione preventiva permetta di aumentare la durata fisica della prestazione di una percentuale compresa tra il 25 ed il 30%.
La reidratazione permette all'organismo di restaurare il volume plasmatico, migliorando in tal modo la conduttanza tissutale, la convezione sanguigna ed il debito sanguigno cutaneo, ottimizzando tutti quei meccanismi che permettono il trasferimento del calore dal nucleo centrale verso la periferia e che si traducono in un abbassamento della temperatura interna.
Il ripristino della volemia (volume sanguigno) permette, dal punto di vista cardio-vascolare, una diminuzione della frequenza cardiaca ed un aumento del volume di eiezione sistolica.
E' comunque interessante notare come alcuni studi dimostrino che la reidratazione e conseguentemente il meccanismo comportamentale che presiede all'ingestione di liquidi, includa anche un tipo di controllo di origine genetica.
Esisterebbero infatti degli individui, classificabili come "avidi bevitori", che restaurano prontamente il loro patrimonio liquido organico, non appena subiscano una perdita di liquidi pari a circa il 2% del peso corporeo, al contrario esisterebbero individui classificabili come "bevitori riluttanti", che sono sostanzialmente dei disidratati volontari.




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