Fattori che limitano il consumo muscolare di ossigeno
Tre fattori potrebbero limitare il consumo di ossigeno nel muscolo:
- Il flusso di sangue
- La pressione parziale di ossigeno
- L'utilizzazione mitocondriale.
La capacità del cuore di mantenere la pressione arteriosa e il flusso di sangue agli organi può essere un fattore importante, specialmente quando l'esercizio interessa contemporaneamente molto gruppi muscolari.
Questo fenomeno dovrebbe essere meno importante quando l'attività, anche se intensa, è limitata a pochi gruppi muscolari.
In questo caso, la vascolarizzazione dei muscoli interessati e la loro capacità di utilizzare l'O2 diventato i fattori preminenti.
Specialmente negli esercizi di durata medio lunga, il lavoro muscolare dipende dalla capacità del sangue di trasportare ossigeno e substrati energetici al tessuto muscolare in attività e di rimuoverne i prodotti di rifiuto.
L'aumento della gittata cardiaca per far fronte alle aumentate esigenze del muscolo in attività deve essere sostenuta da un maggior ritorno di sangue al cuore; d'altro canto la pressione deve essere mantenuta.
Questi due obiettivi sono raggiunti tramite alcuni compensi cardiocircolatori:
- Vasocostrizione in molti distretti
- Costrizione generalizzata dell'albero venoso (le vene contengono la maggior parte del sangue a riposo)
- Le contrazioni muscolari, specialmente nelle gambe, provocano uno schiacciamento delle vene. Poiché le vene sono munite di valvole e premettono il flusso del sangue dalla periferia al cuore, ma non viceversa, questo fatto spinge sangue verso il cuore.
- Durante la fase inspiratoria della respirazione la pressione intratoracica diminuisce, mentre la contrazione del diaframma fa aumentare la pressione intraddominale. Ciò facilità il movimento di sangue dell'addome verso il torace e il cuore.
La gittata cardiaca aumenta sino a 25-30 litri durante l'esercizio.
L'aumento può essere maggiore in atleti di élite.
L'aumento della gittata cardiaca è legata all'intensità dell'esercizio ed è sostenuta sia da un aumento della frequenza sia dal volume pulsatorio.
Dentro la cellula la pressione parziale di O2 è di circa 3mm/Hg, che corrisponde a una saturazione della mioglobina del 60%.
Quindi, almeno dal punto di vista teorico, la saturazione della mioglobina in un esercizio di intensità sovramassimale, non dovrebbe scendere sotto il 50%.
Queste considerazioni hanno permesso di formulare il cosiddetto ciclo della mioglobina.
In questo modello, la mioglobina funziona come un riserva di O2 posto tra arteriola e mitocondrio.
Può essere interessante sapere quanto O2 può essere utilizzato dal mitocondrio del muscolo in attività.
Hoppeler ha fatto alcune misure e ipotesi che potrebbero far luce su questo problema.
Si prende come esempio un uomo sedentario di 75 kg di peso corporeo, con massa muscolare del 40% e con il 5% di densità mitocondriale nel muscolo vasto esterno (biopsia), una Vo2 max misurata di 50 ml e un consumo mitocondriale dell'O2 valutabile intorno al 90% del consumo totale.
Utilizzando questi dati e paragonandoli con quelli di altri autori, Hoppeler valuta che per l'uomo il consumo massimo di O2 si situi tra i 250 e i 500 ml/min/kg.
Nel soggetto allenato, il consumo massimale di O2 nei mitocondri muscolari è pari a 250-400 mL di O2/min/kg di muscolo.
Il problema consiste nel sapere se il limite del consumo di O2 è l'apporto di questo gas al muscolo oppure la capacità del muscolo di utilizzarlo.
I dati a nostra disposizione non permettono di concludere definitivamente circa questa questione. Forse il problema è posto in modo troppo semplicistico.
Il tipo di esercizio e l'interessamento di più gruppi muscolari in modo differente potrebbero essere fattori che originano variabilità.
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