Tecnica dello Stretching



Il termine stretching è di origine anglosassone ed equivale, in forma impropria, alla parola italiana stiramento.
Si diffuse, come metodologia, in seguito a una pubblicazione dell'americano Robert A. Anderson nel 1975.
Con il suo famoso libro sullo stretching Anderson non si rivolge solamente agli atleti, ma anche e sopratutto alle persone comuni (il cosiddetto uomo della strada), perché lo stretching rappresenta un'attività fisica necessaria per il raggiungimento di uno stato di benessere generale in quanto:

1. rappresenta la base per il movimento razionale;
2. aiuta il rilassamento;
3. rivitalizza mentalmente e psicologicamente, poiché alla base di un corretto stiramento sta la giusta capacità d'imparare a rilassarsi.

Non possiamo essere lontani dai concetti espressi da Anderson, riguardo a questa particolare attività, in quanto sono noti i reciproci rapporti esistenti tra sistema di vita e attività fisica.

Principi tecnici e neurofisiologici dello stretching:

La tecnica dello stretching assume un carattere statico, come contrapposizione a quello tradizionale dinamico e per la lentezza con cui avviene lo stiramento.
Inoltre, può essere classificata come passiva in quanto è il peso del corpo (o l'azione di settori muscolari differenti) che crea la lenta distensione muscolare.
Un esercizio si inizia assumendo la posizione voluta in forma molto lenta (alcuni autori suggeriscono di raggiungere in 5'' la posizione di arrivo, cioè lo stato della distensione).
Lo stiramento non deve essere eccessivo ma moderato; è il soggetto che corregge la posizione assunta riducendo o ampliando il grado angolare dell'articolazione interessata in modo da "sentire" una modesta distensione del muscolo.
Dopo questa fase easy stretch (stiramento facile) tenuta per circa 20'', si aumenta leggermente la posizione assunta in modo che le condizioni di stiramento risultino più marcate;
si raggiunge poi la fase di sviluppo dello stiramento, che deve essere mantenuta per almeno 30'' (è questa, ovviamente, un'indicazione di massima in quanto la durata del mantenimento andrà sempre rapportata alle capacità prestazionali del soggetto).
La fase in cui lo stiramento è più intenso non deve mai provocare dolore.
Infatti il dolore, rappresentando un elemento indicativo di fastidio, turbamento e quindi di pericolo, impedisce il rilassamento sia fisico sia mentale.

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