Convincersi di farcela, tenere duro: i due cardini dell'automotivazione




Quando diciamo che una persona è "demotivata", con questo termine indichiamo di volta in volta due fenomeni molto diversi tra loro, ognuno dei quali ci rivela un diverso aspetto della resilienza.
Vediamo il primo caso di "demotivazione".
E' la situazione di qualcuno che non si impegna ad raggiungere un obiettivo, non perché non vi aspiri, ma perché ritiene di non poterlo raggiungere.
La frase tipica che riassume la situazione è: "Tanto non ce la farò mai, quindi meglio lasciar perdere!"
Per esempio potrebbe attirarmi molto l'idea fare la mia prima maratona; ma poiché (a torto o a ragione) penso di non averne le capacità, non mi impegno minimamente per realizzare il mio desiderio.
In questo primo caso di "demotivazione" la persona rinuncia e non si impegna a causa di un basso senso di auto-efficacia.
Il  senso di autoefficacia come equivalente a senso di competenza: sentirsi autoefficace significa sentirsi adeguato o capace di raggiungere un dato obiettivo.
Un basso senso di autoefficacia verso un traguardo da raggiungere genera immobilità e rassegnazione.
Il  senso di autoefficacia è uno dei due principali componenti della resilienza.
Quando manca la convinzione di potercela fare, di poter superare gli ostacoli, la motivazione risulta debole e crolla alle prime difficoltà.
Tuttavia il nostro linguaggio utilizza il termine "demotivazione" anche per indicare una situazione completamente diversa.
Continuando l'esempio precedente, possiamo avere una persona fortemente attratta dalla prospettiva di correre la sua prima maratona; e che ha un ottimo senso di autoefficacia, per cui è certa di poter ottenere l'obiettivo pre-fissato.
Ma  alla fine la maratona non la corre, perché non ha voglia di affrontare la fatica necessaria, non ha voglia di fare sacrifici e di soffrire.
In questo caso parliamo di "demotivazione" da bassa capacità volizionale, cioè da scarsa volontà.
Se la frase tipica della prima situazione era: "Tanto non ce la farò mai, quindi meglio lasciar perdere!", quella della seconda é: "Ma chi me lo fa fare?" Oppure: "Non ne vale la pena!" O ancora: "Troppo sbattimento!".
Le capacità volizionali rappresentano l'altro componente centrale della resilienza.

Commenti

Post popolari in questo blog

La frequenza e l'ampiezza del passo

Quali sono le cause della ritenzione idrica?