Propriocezione e "cervello profondo"



Propriocezione deriva dal latino (proprium = proprio) e significa "ricezione di segnali propri", cioè provenienti da strutture proprie.
I segnali propriocettivi nascono infatti dai sensori presenti nei muscoli, nei tendini e nelle articolazioni e rappresentano il canale sensoriale più importante.
Senza di essi possono esistere solo movimenti lenti e impacciati che richiedono lunghissimi allenamenti ed il continuo controllo della vista per essere effettuati.
I sensori propriocettivi sono in grado di trasformare la deformazione meccanica dovuta alla pressione, allo stiramento e alla tensione in segnali elettrici e di inviarli attraverso le fibre nervose al midollo spinale.
Questi segnali risalgono quindi fino al "cervello profondo", strutture nervose che rimangono al di sotto dei livelli della coscienza (sottocorticali).
Solo un segnale su un milione tra quelli che arrivano al "cervello profondo" raggiunge il livello cosciente (propriopercezione) ed è responsabile del senso di posizione e di movimento di un'articolazione (sapere ad esempio qual è la posizione di una mano ad occhi chiusi).
La maggior parte del flusso dei segnali propriocettivi (archeopropriocezione), si ferma al livello del "cervello profondo", cioè a livello delle strutture più primitive e arcaiche del sistema nervoso, presenti in tutti i vertebrati, da cui dipendono la qualità, la fluidità, la sicurezza dei movimenti, la postura e la gestione dell'equilibrio e che non sono sotto il dominio della coscienza.
Perché i segnali propriocettivi, che raggiungono il livello cosciente, sono soltanto uno su un milione?

E' utile che il presidente di una grande azienda multinazionale sia mantenuto al corrente, minuto per minuto, di come varia la produzione nei vari stabilimenti sparsi per il mondo?
Sicuramente no, i suoi compiti sono altri.

Allo stesso modo la corteccia celebrale, che si è formata in un momento successivo rispetto ai centri arcaici più profondi, riceve solo quella piccola parte di segnali che le sono utili per essere al corrente di cosa succede e che è in grado di gestire compatibilmente con i suoi tempi di elaborazione.
Ricevere più segnali non aggiungerebbe nulla al suo livello di conoscenza, perché non sarebbe sufficientemente veloce per elaborarli e l'accesso di informazione manderebbe in crisi il sistema.
I centri nervosi più antichi, che l'uomo condivide in gran parte con gli altri vertebrati, erano perfettamente in grado di assolvere ad un raffinato controllo movimento, dell'equilibrio e della stabilità articolare ben prima che comparisse lo sviluppo delle aree corticali tipiche dell'uomo.
E quindi ovvio che il massimo livello funzionale per svolgere le funzioni di mantenimento dell'equilibrio, posturali, di controllo di gran parte dei movimenti sia stato raggiunto in assenza delle strutture corticali.

In una società che vive sempre più a lungo, con le parti evolutivamente più recenti del nostro cervello (le aree corticali) proiettate nel futuro, la sfida vitale del prossimo decennio sarà sorprendentemente legata al passato: riappropriarsi di capacità funzionali che stiamo perdendo, risvegliando dal progressivo letargo da "non uso" i centri nervosi che da milioni di anni sono deputati al controllo del movimento, dalla postura, dell'equilibrio.

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