Crioterapia: allenarsi a -140°

Perché una settimana in raduno tra Soncino (sistemazione logistica) e Orzinuovi (campo di allenamento)? Il "mistero" è presto svelato: nella seconda località, in provincia di Brescia, c'è l'unica struttura italiana (il poliambulatorio Bongi) predisposta per la crioterapia sistemica, ovvero per quella pratica da farsi mediante il freddo, a temperature ben al di sotto dello zero, attraverso il quale si ottiene un effetto analgesico, antinfiammatorio e rigenerativo. Nello sport e nel rugby in particolare non è una novità: la stessa Italia, prima della Coppa del Mondo 2007, fece alcune sedute a Spala, in un noto centro Polacco. Ma in questo caso, mancando ancora prove scientifiche e una specifica letteratura, s'è trattato di una sorta di esperimento. Gli azzurri si sono sottoposti a due terapie al giorno per sette giorni (col termometro fino a -140° per 2'45"), in parallelo a un durissimo lavoro in palestra e a fronte di tre soli allenamenti col pallone. Gli effetti, a detta di tutti, sono stati immediati. Soprattutto in fatto di resistenza allo sforzo, di generale brillantezza e di velocità nei recuperi. "E' da dieci anni che credo nella crioterapia - dice Brunel - e quando ho visto che  il Galles s'è dotato di una camera apposita montata su un pullman, sfruttata anche dopo ogni partita, mi sono ulteriormente convinto dell'utilità. Dopo una settimana di lavoro, posso dirlo: non ho mai visto giocatori riuscire a lavorare con tale intensità". Moralmente si è forse al limite. Ma per le regole si è nel lecito.


Gazzetta dello Sport  del 31 maggio 2012

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