Abbiamo davvero bisogno di prenderci una pausa?


 

Dedicarsi a se stessi, lontano dalle faticose interazioni umane, anche quelle piacevoli, anche quelle con le persone cui vogliamo bene. Sta in questo il nocciolo del vero relax del corpo e della mente, almeno secondo i risultati del più ampio studio di rilevazione delle caratteristiche del riposo, il «Rest» Test, realizzato in collaborazione tra BBC e Centro Hubbub, un collettivo internazionale di accademici, esperti di salute mentale, ma anche artisti e poeti.
Allo studio hanno partecipato oltre 18.000 persone di 134 diversi paesi, e ne emerge un quadro chiaro delle caratteristiche del vero riposo e della sua relazione con il benessere psicofisico.
Una riflessione quanto mai opportuna, alla soglia delle vacanze natalizie, quando i ritmi frenetici del lavoro vengono rimpiazzati da quelli che possono essere altrettanto frenetici della famiglia e degli amici. Imparare a ritagliarsi un po’ di tempo per il vero relax è dunque fondamentale. Anche perché dal Rest Test è emerso che il 68 per cento degli intervistati ritiene di aver bisogno di maggior riposo, ad esempio per dedicarsi alla lettura o all’ascolto della musica, o anche al beato far niente, un’attività che nella società contemporanea tende a caricarsi di sensi di colpa. Tutte attività, peraltro, praticate principalmente stando da soli. In media, sempre secondo i risultati del test, le persone possono godere di circa tre ore di riposo al giorno, che però non sono necessariamente spese stando sdraiati sul divano. Circa il 16 per cento degli intervistati, ad esempio, ha dichiarato di potersi davvero riposare solo facendo attività fisica. Pochi ricorrono alla meditazione per riposare corpo e mente, e ancora meno sono quelli che dichiarano di riposarsi incontrando amici e familiari.
Naturalmente va tracciata una linea di separazione tra il momento di solitudine attivamente cercato per staccare la spina, e la solitudine forzata, l’isolamento sociale, che invece rappresenta una forma di stress.
Quando una persona dotata di una normale vita sociale può finalmente isolarsi, la sua mente si concentra molto di più, quasi automaticamente, sulle proprie emozioni e sulle sensazioni fisiche e psichiche. Per circa il 30 per cento delle persone è anche il momento in cui si instaura una sorta di colloquio interiore, uno scambio con se stessi.
Il Rest Test ha anche individuato la quantità ideale di riposo di cui ciascuno dovrebbe godere durante la giornata: tra cinque e sei ore, oltre a quelle di sonno, naturalmente. Al di sotto di questo limite tende a diminuire il livello di benessere percepito, così come accade se invece si resta senza far niente oltre le sei ore al giorno. Una condizione, quest’ultima, probabilmente correlata a condizioni di disoccupazione forzata, che rappresenta per quasi tutti una forma di stress.
Secondo gli stessi autori del Rest Test, tra cui Claudia Hammond, Hubbub Associate Director e membro del gruppo che ha sviluppato il test, è peraltro possibile che non sia tanto il riposo a generare il benessere psicofisico, ma, piuttosto che, chi è in condizioni di benessere, possa più facilmente accedere a un riposo davvero ristoratore. La relazione tra queste condizioni probabilmente è molto più complessa di quanto solitamente si è portati a pensare. Interessante anche la differenza che emerge tra i sessi: i maschi sono convinti di riuscire a riposarsi meno delle femmine, anche se in realtà quest’ultime si riposano in media 10 minuti meno dei maschi.
Per la maggior parte delle persone il riposo resta però una necessità, tanto che talvolta può essere perfino prescritto dal medico.
Ma che tipo di riposo dovrebbe essere prescritto? «C’è la necessità clinica di essere più precisi quando si prescrive a un paziente di mettersi a riposo — puntualizza Felicity Callard della Durham University di Londra, direttrice del centro Hubbub —. Il medico dovrebbe cercare di scoprire che cosa quel particolare individuo trova riposante. Dire semplicemente a una persona di andare a casa e non fare niente è probabile che provochi ansia piuttosto che relax»

Tratto dal Corriere Salute del 18 Dicembre 2016

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